A Tagliacozzo LA REPUBBLICA È DONNA!
Come consuetudine, ormai da anni, il discorso commemorativo è stato tenuto proprio da una donna e in questa occasione è stata la Dirigente scolastica, Prof.ssa Clementina Cervale, ad offrire ai numerosi presenti le belle considerazioni sul ruolo fondamentale delle donne nella nascita della Repubblica italiana, dalla compartecipazione come “Madri costituenti”, al diritto di voto, esplicato per la prima volta, proprio in occasione del referendum del 2 giugno 1946.
“UN GIORNO BELLISSIMO”
Buongiorno a tutte e a tutti. Ho accolto con immenso piacere l’invito del Sindaco Vincenzo Giovagnorio a pronunciare pubblicamente un discorso per la celebrazione emozionante e densa di significato di questo giorno bellissimo.
Un giorno bellissimo. E’ così che viene ricordato da molti il 2 giugno 1946. Il giorno in cui per la prima volta le donne italiane si recarono alle urne e finalmente votarono.
Quel giorno si gettavano le basi di una nuova struttura giuridico-politica del nostro Paese: si votava per il Referendum Monarchia o Repubblica e per l’elezione dell’Assemblea Costituente.
Le donne parteciparono al voto in percentuali identiche a quelle degli uomini; anzi la percentuale di votanti donne fu più alta rispetto ai votanti maschi nell’Italia meridionale e insulare. Era questa una chiara dimostrazione che le donne erano pronte a dare un contributo attivo alla gestione della cosa pubblica e finalmente potevano esprimere le loro scelte e le loro aspettative.
Il diritto al voto delle donne non nacque dal nulla ma fu il risultato di una lunga e tormentata storia, che era iniziata molto tempo prima e che era costata molte sofferenze, molto impegno e molti sacrifici. Le donne avevano ben presente che il diritto al voto era fondamentale per cercare di superare la condizione di inferiorità in cui versavano e sin dai primi movimenti di emancipazione femminile, nati tra la fine dell’ottocento ed il novecento, lo avevano posto fra i loro obiettivi prioritari.
Il 2 giugno 1946 è, indubbiamente, la vittoria della Repubblica ma celebrare questa data significa anche ricordare che la metà della società italiana, composta da donne, entra di diritto nella vita politica, acquisisce una cittadinanza piena e vede riconosciuto il proprio contributo alla crescita materiale e spirituale della nazione.
Si tratta di un passaggio storico fondamentale nel processo di ricostruzione dell’Italia nel secondo dopoguerra, un passaggio che segnò l’affermazione di un nuovo protagonismo femminile portando all’elezione di 21 donne elette nell’Assemblea Costituente, le cosiddette “Madri costituenti”, di cui 5 entrarono a far parte della Commissione dei 75 che doveva elaborare e proporre un progetto per la nuova Costituzione italiana.
E’ bene ricordare che la negazione del diritto di voto alle donne è stata una delle più gravi espressioni di intolleranza e di discriminazione sociale. In realtà si sanciva e si avvalorava, in tal modo, l’inferiorità delle donne rispetto agli uomini, l’impossibilità per le donne di far sentire la loro voce perché venivano escluse dalla libera partecipazione alla vita socio-politica per essere relegate in ruoli e luoghi predefiniti in base ad antichi stereotipi secondo i quali le donne potevano esprimersi soltanto nell’ambito familiare, tra le mura domestiche e sotto la stretta tutela maschile.
E’ bene ricordare che all’epoca le donne non erano titolari di molti diritti civili: era ancora rilevante la potestà del padre e del marito, non potevano accedere a tutte le Pubbliche Amministrazioni (come ad esempio la Magistrature e la Diplomazia), rischiavano il licenziamento per matrimonio, non avevano parità di salario, la legge prevedeva il reato di adulterio, il delitto d’onore e le nozze riparatrici. Il reato di adulterio fu abolito nel 1968 quando la Corte Costituzionale con la sentenza n.126 stabilì l’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi. Il delitto d’onore e il matrimonio riparatore previsti da due articoli del Codice Rocco del 1930; l’art.544 che prevedeva l’estinzione della pena per violenza sessuale se seguita da nozze riparatrici e l’art. 587 che prevedeva pene irrisorie per l’omicidio del coniuge, della figlia e della sorella se colpevoli di “illegittima relazione carnale”, furono aboliti soltanto nel 1981.
Ma tornando indietro, al 2 giugno del 1946, possiamo dire che questo giorno rappresenta uno snodo inevitabile a partire dal quale si crearono le condizioni affinché le donne potessero contare veramente.
Oggi, 2 Giugno 2024, la conquista delle pari opportunità fa parte di una storia che stiamo ancora scrivendo.
La presenza delle donne nelle Istituzioni e nei ruoli decisionali è ancora minoritaria rispetto a quella degli uomini così come le donne ai vertici della Pubblica Amministrazione sono in netta minoranza. La parità salariale non è ancora stata raggiunta e permangono le discriminazioni sociali, culturali e professionali, la violenza di genere e i femminicidi.
Per questo mi rivolgo ora a tutti e a tutte, a tutte le donne e tutti gli uomini, sottolineando quanto ancora oggi sia importante non abbassare il livello di attenzione e dare per scontato l’acquisizione dei diritti acquisiti che vanno sempre difesi, protetti perché potrebbero essere rimessi in discussione e negati nel loro concreto esercizio.
Solo così il percorso verso una piena emancipazione femminile, iniziato tanto tempo fa, potrà proseguire, ricordando sempre quel fatidico 2 giugno 1946 come un bellissimo giorno.
Non c’è testimonianza più bella, che ricordi cosa fu per le donne italiane il loro primo voto, esattamente quasi ottant’anni fa, quanto le parole della giornalista e scrittrice italiana Anna Garofalo che così scriveva: “Lunghissima attesa davanti ai seggi. Abbiamo tutte nel petto un vuoto da giorni d’esame, ripassiamo mentalmente la lezione: quel simbolo, quel segno, una crocetta accanto a quel nome. Stringiamo le schede come biglietti d’amore”.